La mia prima esperienza come mamma di una famiglia ospitante

Paola, mamma di una famiglia ospitante italiana, ci racconta la sua prima esperienza con una ragazza alla pari. Nonostante le cose non siano andate proprio tutte nel verso giusto, Paola è soddisfatta dell'esperienza e non vede l'ora di accogliere una nuova au pair in famiglia!

Paola e la sua famiglia in spiaggia

La nostra prima ragazza alla pari

Lo scorso settembre 2010 è arrivata da noi una ragazza americana che si trovava già in Austria come au pair da 3 mesi. Abbiamo progettato il soggiorno presso la nostra famiglia con 12 mesi di anticipo e per quanto ci riguarda eravamo alla prima esperienza “au pair” : il rapporto in famiglia
e  con i bambini è cominciato benissimo e abbiamo apprezzato la discrezione, l’educazione e la disponibilità della ragazza che era molto attenta ad integrarsi con tutti noi. Anche il suo aiuto in casa era puntuale e secondo quanto richiesto (mettere in ordine la sua camera, occuparsi di ordinare i suoi vestiti, aiutare i bambini a tenere in ordine la camera, aiutare a preparare e spreparare la tavola come ogni membro della famiglia. Io cucinavo e lei rimetteva in ordine la cucina dopo cena. Per il resto abbiamo una signora che ci aiuta nei lavori domestici e pertanto non ha mai dovuto fare lavori pesanti, stirare, spolverare, ecc…)

Una nuova sorella maggiore e una nuova lingua da imparare

Abbiamo 2 bambini e all’inizio il più piccolo (6 anni) ha avuto comprensibili difficoltà a capire l’inglese e a farsi capire con conseguenti frustrazioni e nervosismo. Ma, grazie alla pazienza della au pair, nel giro di qualche settimana i problemi sono stati superati attraverso il gioco e l’insegnamento di parole “chiave” per capirsi anche durante la mia assenza. Con la figlia più grande (12 anni), il rapporto è iniziato con entusiasmo e allegria poi non è cresciuto perché credo non ci sia stata empatia da parte di entrambi. Mia figlia credo che abbia anche sentito un po’ di gelosia
per la presenza di una giovane donna (22 anni) che non riusciva a considerare  sua amica poiché non vi era complicità e che aveva l’incarico di occuparsi di lei.. In questo caso, credo che l’au pair avrebbe potuto fare qualche sforzo per recuperare fiducia e complicità anziché relazionarsi
con mia figlia come una bambina piccola (capisco che 12 anni sono un’età particolare e quindi comprendo le difficoltà che sono sorte).

I primi problemi...

La ragazza doveva stare da noi 12 mesi ma dopo 3-4 mesi il suo atteggiamento è cambiato, in coincidenza con nuove amicizie (ha conosciuto altre au pair ospiti di altre famiglie in città): la comprensibile voglia di avere una vita sociale con suoi coetanei è diventata in parte un problema: uscite di sera con ritorno a casa all’alba. Giorno successivo passato a dormire (fin dall’inizio ho chiesto che la prima colazione e la cena venisse sempre condivisa con tutta la famiglia), piccole bugie, mancanza di trasparenza nel comunicarci i suoi programmi durante il suo tempo libero, ore e ore passate su Facebook a chattare e a cercare di conoscere nuovi amici in città ecc.

...e la decisione di terminare il rapporto in anticipo

Io non so se sono stata troppo apprensiva ma ritengo che una ragazza au pair di 22 anni sia anche una responsabilità per la famiglia ospitante e per questa ragione, lasciando piena libertà di vivere la sua età nel tempo libero, avrei avuto piacere di essere messa al corrente di chi vedeva,
dove andava, a che ora tornava, ecc.
Non è stato così e mi è dispiaciuto. Dopo alcune discussioni e dopo aver scoperto alcune bugie o mezze verità, il rapporto di fiducia si è incrinato e si è creata per entrambi una certa “stanchezza di convivere”.Ho preferito interrompere prima il rapporto. La ragazza au pair è partita a fine maggio ovvero dopo 8 mesi anziche i 12 programmati.

Una bella esperienza che rifaremo sicuramente!

Analizzando i fatti, non credo che sia accaduto nulla di grave: è una ragazza giovane, un po’ ingenua ma anche presuntuosa e soprattutto con una gran voglia di fare esperienza in una città grande che offra molte opportunità: lei vive in una piccola cittadina del Missouri e con molta probabilità durante i mesi presso di noi ha voluto “recuperare” una libertà che non credo abbia a casa sua, dai suoi genitori che, pur essendo ottime persone, mi sono apparsi molto conservatori.

Avevamo scelto di ospitare una au pair per dare l’opportunità ai nostri figli di praticare l’inglese e per la lingua l’esperienza è stata MOLTO positiva: i nostri bambini hanno imparato moltissimo e anche noi abbiamo fatto esercizio.

L’impegno e il comportamento è stato eccellente per i primi 3-4 mesi e poi è gradualmente calato. Per quanto ci riguarda, rifaremo senz’altro l’esperienza (sto già facendo un’altra ricerca!) ma credo che l’ideale sia ospitare una au pair per un periodo di 6 mesi (anziché 12) poiché la famiglia ha bisogno di ritrovare la sua intimità e i suoi ritmi. Anche i bambini aspettano con allegria di conoscere una nuova au pair.

Spero che la nostra esperienza possa essere d’aiuto per altre famiglie.