La mia vita è stata teletrasportata qui, dove ogni giorno è un'esperienza

Giusy ci racconta tutte le emozioni che l'hanno accompagnata nel suo soggiorno alla pari. Leggendo la sua testimonianza in Germania, ci sembra quasi di essere lì con lei, con quella sua valigia pesante con i manici rotti che nel corso dei mesi si è riempita di ricordi, grazie all'affetto di una seconda famiglia.

Giusy con la sua famiglia ospitante e il suo bambino ospite

Sono Giusy, ho 20 anni e ho deciso di raccontarvi la mia esperienza alla pari in Germania. Non so perché, non so come la mia testa abbia deciso, nel bel mezzo del primo anno universitario, di partire. Era la notte tra il 18 e il 19 luglio 2013, il mio cuore batteva forte, avevo vomitato tutta la notte, salutato i miei amici, addormentata tra le braccia di mio fratello e alle 07:10 sono salita su quel treno per Zurigo che mi avrebbe fatto raggiungere i miei Gasteltern, i miei genitori ospitanti, che mi aspettavano per portarmi a casa, sul lago di Costanza, in Germania.

La paura di partire e i disagi del viaggio, sapendo che tutti mi mancheranno

Attraversai la Svizzera, era la prima volta che uscivo fuori dall'Italia, con la paura di ogni ragazza che lascia la sua famiglia, sua sorella e suo fratello, per la prima volta per così tanto tempo. Avevo una valigia enorme e perfino rotta, il treno era affollato e non riuscivo a scendere dal treno. Quando ci riuscii e scesi dal treno, vidi la mamma, con un sorriso enorme che mi aspettava impaziente. Mi abbracciò e mi disse "Evviva! È arrivata Giusy", come se avessimo già saputo quanto bello sarebbe stato insieme. Il papà portò la valigia sulle spalle lungo tutte le scale, dato che non aveva più i manici.

Ricordo ancora le emozioni del primo giorno come se fosse ieri

La famiglia in cui sono ospitata è composta di sei persone: Annemie di 4 anni, la dolce e romantica sognatrice con cui litigo come se fosse la mia sorellina più piccola, Milena di 6 anni, che mi ha accettata come parte della famiglia fin da subito, Mia Sophie, 12 anni che mi ha dimostrato fin dal primo giorno il suo bene, Timon, 11 anni con cui non riesco a non ridere.

È stato come vivere un'altra vita, mentre la mia vita andava avanti

Tra poco meno di un mese torno a casa, e già la malinconia prende il sopravvento. Ho passato dei mesi bellissimi, nonostante i problemi siano stati tanti. È stato difficile rapportarsi con le bambine, che non hanno capito, all'inizio, l'utilità che avessi e chi sarei dovuta essere per loro. Poi con il tempo, la pazienza, l'energia, sorrisi, giochi, baci e tanto amore, i giorni scorrevano uno dopo l'altro regalandomi emozioni di tutti i tipi. Ogni giorno nuove avventure, nuove frasi dette e i bambini mi hanno accettata come se fossi la sorella maggiore, un esempio da seguire. Ho un bellissimo rapporto con ogni persona del paese dove ho vissuto in questi mesi ed è come se fossi qui da sempre.

La nostalgia di casa, le difficoltà, i frantendimenti e le soddisfazioni di ogni giorno

Alcuni giorni sono stati difficili, avrei voluto la mia mamma che mi desse una carezza, ci sono stati spesso fraintendimenti con la madre ospitante, ma questo non ha mai ostacolato il nostro rapporto. Siamo diventate due amiche: lei si confida con me e io con lei. È stato bello poter aiutare una famiglia, a volte forse un carico troppo difficile da sopportare, ma comunque abbastanza soddisfacente. Ho imparato tante cose, conosciuto me stessa e i miei pregi – cosa che non avevo mai fatto.

Ho messo il cuore in tutto quello che ho fatto

Avrò sempre nel mio cuore sei persone che si sono intrufolate nel mio cuore, e che considero parte della mia vita, una seconda famiglia che non dimenticherò mai, che tornerò spesso a trovare e che mi verrà spesso a trovare. La mia vita è stata teletrasportata qui, dove ogni giorno è un'esperienza, una palestra di vita, una lezione. Ho messo il cuore in tutto quello che ho fatto, e loro, piano piano, mi hanno dato il loro, passo dopo passo.